Dente sovrannumerario, il dente in più

Che cosa accomuna Alessandro, Mike e Marco, oltre al fatto di essere bambini che sto curando presso lo Studio di Ortodonzia d’Aloja nel 2014? Si tratta di bambini nati con un dente in più; cioè non hanno solo i canonici trentadue denti.

Durante la crescita di un bambino, può succedere spesso di riscontrare un dente in più. Di solito si tratta di un dente da latte, detto dente deciduo, che non vuole saperne di cadere. Con i denti da latte, in arcata ci sarà anche il corrispettivo dente permanente, che sta facendo capolino: spesso sarà storto. In questi casi la questione si risolve facilmente in due modi: o si aspetta che il dente da latte se ne cada da solo; questo se non ci sono anomalie nel percorso di crescita. Oppure la situazione sarà risolta grazie all’intervento dell’ortodontista che, dopo aver valutato l’età del bambino, lo stadio della crescita, il numero dei denti presenti, decidui e permanenti, deciderà che è giunta l’ora che il dente da latte, lasci lo spazio alla crescita degli altri denti, estraendolo.
In casi assai più rari, il dente in più è un dente sovrannumerario come nel caso di Alessandro, di Mike e di Marco. In questi casi, la terapia sarà più complessa e personalizzata. Di tanto in tanto, la natura fornisce alcuni esseri umani di un dente in più, portando il loro numero complessivo a trentatré.

Un po’ di storia

33 è un numero molto importante nella storia della medicina; non casualmente. Infatti in natura nulla è casuale. Ai giorni nostri, conosciamo il motivo per il quale ogni tanto qualche individuo nasce con un dente in più rispetto ai trentadue previsti: la causa è di origine genetica. Prima che questa disciplina fosse entrata nelle conoscenze comuni, al dente sovrannumerario sono date molte interpretazioni. Della sua presenza si erano accorti anche molti grandi artisti del passato. Per studiare meglio l’anatomia, gli artisti si sono sempre accompagnati ai medici nel corso delle loro dissezioni anatomiche su cadavere, per studiare il corpo umano. Da queste esperienze vengono i meravigliosi i disegni anatomici vergati da Leonardo da Vinci. Molto precisa è anche l’anatomia dei personaggi dipinti dal sommo maestro Michelangelo Buonarroti, l’autore di quel miracolo che è la Cappella Sistina in cui è ritratta la più meravigliosa interpretazione del Giudizio Universale. Michelangelo nel suo percorso artistico ha dimostrato di conoscere bene i denti sovrannumerari che ha effigiato in dipinti e sculture. Infatti in molti dei suoi volti spicca il dente sovrannumerario detto anche il trentatreesimo dente.
A questo fenomeno è stato dedicato un bell’articolo a firma di Alberto Mattioli, sulle pagine di Cultura del quotidiano la Stampa, del 29 ottobre 2014. E’ interessante il significato che è stato attribuito nel tempo passato al dente sovrannumerario. I personaggi che nei capolavori del passato sono stati rappresentati con un incisivo in più, hanno spesso connotazione negativa.
Un’interessantissima spiegazione di questo fatto si può trovare nel libro “I denti di Michelangelo” scritto da Marco Bussagli, storico dell’arte ed esperto in particolare proprio dello stesso Michelangelo. Il dente in più nell’arte di Michelangelo, rappresenta “il riflesso fisico della mancanza spirituale della Grazia“, come accade ai personaggi precedenti all’avvento di Gesù sulla terra.
Peculiare è la presenza del dente sovrannumerario anche nel caso della scultura della Pietà (che troverete nella basilica di San Pietro in Vaticano dopo l’entrata a destra) in cui Cristo è tenuto in braccio dalla madre dopo la crocifissione. Si suppone che in questo caso il dente in più nella bocca di Gesù, rappresentati il fardello che il figlio di Dio carica su di sé per salvare gli uomini e le donne dalla dannazione eterna.

Come mai ad un fenomeno così particolare come il dente sovrannumerario si è data tutta questa rilevanza?
Non dobbiamo dimenticare da sempre il valore simbolico dell’arte e la stratificazione dei suoi significati; in questo caso si parla di metalinguaggio. Attribuire alle cose dipinte uno o più significati, oltre a ciò che rappresenta ed a quello che i nostri occhi oggi vedono, è il modo con cui gli artisti hanno rappresentato e rispecchiato la realtà del loro tempo, con gli occhi della loro cultura. Il modo con cui essi percepivano la loro esperienza di vita in epoche in cui le libertà personali non erano un valore sociale, era assai diverso da quello attuale. Per esemplificare si pensi al significato iconico dell’uva, che rappresenta ed ha rappresentato nella storia umana, sia per il mondo pagano che per quello cristiano, l’allegoria della ricchezza, dell’abbondanza e della fertilità.
Il dente in più, per i nostri predecessori, rappresentava la disarmonia, in un mondo che aveva come sinonimo di bellezza e di grazia, la proporzione e l’armonia. Per questo all’epoca degli artisti che ci hanno preceduto i volti ed i sorrisi proporzionati, simmetrici ed armoniosi erano “belli” e quindi dotati di qualità morali positive e nobili, mentrei volti ed i sorrisi sproporzionati e asimmetrici, avevano qualità morali negative e plebee.

Cosa resta di attuale di questo pensiero ai giorni nostri ?

Resta davvero molto:vsi pensi alla “Sezione Aurea o costante di Fidia” riscontrabile ovunque in natura ed in ogni aspetto dell’arte, dell’architettura, del design, della botanica, della psicologia, della medicina e dell’odontoiatria stessa. Si pensi alle applicazioni quotidiane delle successioni numeriche concepite dal matematico pisano Leonardo Fibonacci nel XIII secolo; si tratta tuttora di valori universalmente condivisi. Le considerazioni sulla proporzione e sull’armonia, le riflessioni sul bello, sull’estetica, si sono succedute nel corso della storia della filosofia e del pensiero umano.
Molti filosofi e pensatori si sono interrogati e si interrogano ancora oggi su cosa sia il bello e su quanto la bellezza e l’Estetica influenzino e invadano il campo dell’Etica e dei comportamenti individuali e sociali. Anche chi vi scrive ne è persuaso. Per salvaguardare chi è riuscito a leggermi fin qui, non mi addentrerò oltre in interessanti, ma sicuramente noiose riflessioni filosofiche.

Il dente sovrannumerario in ortodonzia

Per finire si può affermare che dal punto di vista ortodontico la presenza di un dente sovrannumerario spezza l’armonia del sorriso rompendone la proporzione. Anche un occhio inesperto coglierà questa disarmonia perché il cervello umano è impostato geneticamente per cogliere le disarmonie.
Dagli studi in proposito emerge che uno dei criteri con i quali l’occhio umano percepisce la bellezza è la simmetria e la proporzione. Lo specialista in ortodonzia ha studiato a fondo tutto questo e l’importanza dell’armonia sarà sempre uno degli obiettivi del vostro trattamento. Sebbene l’obiettivo primario di un trattamento ortodontico sia la correzione della malocclusione per il ripristino di una corretta funzione neuromuscolare a favore di una migliore salute, lo specialista in ortodonzia non può prescindere dall’analisi estetica del volto dei propri pazienti.
Il rapporto tra altezza, larghezza e profondità facciale, l’angolo mandibolare, il profilo del volto, la posizione dei denti in rapporto alle labbra, spessore e sporgenza delle labbra stesse e via discorrendo, sono gli elementi che lo specialista in ortodonzia considererà sempre mentre sta formulando la diagnosi. Nel pieno rispetto del diritto all’imperfezione, è un suo compito preciso anche quello di illustrare quanti e quali miglioramenti estetici si potranno raggiungere con il trattamento ortodontico.

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