Come si sviluppa una terapia ortodontica?

L’ortodonzia è una disciplina odontoiatrica complessa, che usa un linguaggio specifico, non sempre facile da capire. Lo scopo di questo articolo è quello di dare alcune informazioni che aiutino i pazienti, che hanno che fare con gli apparecchi ortodontici oppure i loro genitori, a capire un po’ meglio questa complicata materia.

La terapia ortodontica è la cura necessaria quando la crescita dei denti, la funzione dei muscoli e dei tessuti non è quella che dovrebbe essere. La terapia ortodontica, può durare anche alcuni anni, perché dipende da che età viene intercettato il problema e perché corregge la crescita di ossa tessuti e muscoli (chiamati sistema stomatognatico) e la guida nel tempo, migliorando gli spazi necessari ai denti, correggendo eventuali difetti e disfunzioni.
Nel corso della terapia ortodontica, si utilizzano apparecchi, applicati ai denti e si correggono alcuni movimenti della lingua e/o dei muscoli che possono avvenire in modo scorretto. Lingua e muscoli infatti servono ad uno scopo, hanno delle funzioni (la lingua ad esempio ha quello di deglutire, le labbra di contrastare la spinta della lingua). Nel nostro studio questa terapia correttiva si chiama “riabilitazione miofunzionale”.

Proprio perché l’ortodonzia si occupa di ossa tessuti e denti, non è strano che una terapia duri a lungo e preveda più fasi, nel corso della crescita del bambino e non si limiti ad un solo episodio.

Terapia ortodontica: un caso concreto

Per spiegare meglio tutto questo seguiremo il caso di Luca, un bambino di sei anni, che si è presentato presso il nostro studio ortodontico di Mestre.
La visita inizia sempre ascoltando i genitori e il bambino, che raccontano la storia medica dalla nascita fino all’età in cui si presenta. Da subito notiamo che la posizione dei denti di Luca e la posizione dei suoi muscoli facciali, sono caratteristici di chi ha il vizio di succhiare il dito. Infatti, nel corso del colloquio, i genitori raccontano che tuttora Luca, nei momenti di stanchezza, succhia il pollice. Visitandolo, noteremo che quando deglutisce, cioè “manda giù la saliva”, la deglutizione è scorretta, avviene grazie ad una notevole spinta che la lingua fa sui denti anteriori, spostandoli in avanti. Notiamo poi, che quando Luca è soprappensiero sta facilmente a bocca aperta. La madre racconta che Luca ha spesso il naso chiuso e che soffre ed ha sofferto spesso in passato, di otiti e raffreddori.

Prima di fare la visita, chiediamo di esaminare il bambino in piedi senza scarpe e a spalle scoperte, per osservare la sua postura. Lo esaminiamo anche su di una pedana particolare, che si chiama podoscopio. Luca ha le scapole alate, la sua testa di profilo è protesa in avanti, la schiena è inarcata e l’addome sporge. Questo modo di stare in piedi si chiama “atteggiamento ipotonico”; è come se il bambino avesse adattato il suo modo di stare in piedi, nel tentativo di risparmiare energia. Stare dritto in equilibrio è per lui un grande dispendio di energie, ed ha trovato questo modo di stare in piedi, questo ”atteggiamento”, per risparmiare fatica. Questo si ripercuote su diversi aspetti della sua vita: sulla scuola e sugli sport che Luca pratica. Infatti gli istruttori riferiscono che Luca è “scoordinato” in alcuni movimenti.
Durante la visita, osserviamo che Luca ha una dentizione mista. Un po’ di denti da latte e un po’ di denti permanenti o definitivi. Sta spuntano un molare definitivo in basso a destra, gli incisivi permanenti inferiori sono già presenti e storti come gli incisivi centrali superiori. Manca un molare da latte inferiore a sinistra (che la madre ci racconta essere stato estratto più di un anno prima perché gravemente compromesso da una carie). Il molare permanente vicino si è inclinato in avanti, togliendo spazio al premolare, che è in attesa di crescere e spostandosi, il molare ha perso il corretto ingranaggio con i denti dell’arcata superiore.

Questi cambiamenti dei rapporti tra i denti, rispetto al normale procedere della crescita, si associano alla scorretta deglutizione e alla posizione della lingua che è bassa. Di conseguenza, l’arcata superiore non è stimolata ad aprirsi/espandersi quanto servirebbe.

La storia di Luca, ciuccio, raffreddori e otiti + più modo di stare in piedi + estrazione del dente, ha portato le due arcate a crescere a velocità diverse e non sono più coordinate e simmetriche.
La mascella e l’arcata dentale superiore sono strette e lunghe (forma ogivale), mentre la mandibola e la corrispondente arcata dentale inferiore sono più larghe. Non si incastrano più. Per masticare, la mandibola deve spostarsi alla ricerca del maggior numero di incastri possibili. Questo modo di chiudere i denti si chiama morso crociato. Per capire come questa disfunzione mette sotto sforzo la bocca, si può immaginare una persona che cammina con due scarpe dalle altezze e grandezza diverse, la camminata non è equilibrata.

Finita la visita, spieghiamo ai genitori che Luca presenta tutti i sintomi che indicano il bisogno di intervenire con una terapia ortodontica. Tuttavia per esprimere con precisione la diagnosi e individuare sia il tipo sia la durata della terapia, abbiamo bisogno di raccogliere alcuni dati strumentali. Chiamiamo questa fase “analisi di studio del caso “.
Prenderemo le impronte dentarie dalle quali ricaveremo i modelli di gesso. Registreremo il modo in cui i denti chiudono così potremo riprodurre l’occlusione di Luca. Faremo almeno due radiografie. Una Ortopantomografia, detta Rx Panoramica, per sapere quanti denti sono presenti, e in che posizione sono, che traiettoria di crescita hanno e a che punto è il loro sviluppo e la Radiografia del Cranio in norma Latero-Laterale (il profilo del cranio) sulla quale verranno effettuati gli studi Cefalometrici. (Particolari misurazioni necessarie per impostare il caso). Verranno effettuate una serie di fotografie, sia della postura, che del viso e dei denti. Faremo anche altri esami specifici per misurare la respirazione, il tono e la funzione muscolare.

Grazie a queste misurazioni, potremo procedere allo studio del caso, per emettere la Diagnosi e il relativo Piano di Trattamento. Presso il nostro studio questo è uno dei momenti più importanti tra le attività dello studio. La formulazione della diagnosi è l’atto medico più importante, nessuna cura potrà essere efficace senza che sia stata prima stabilita la corretta diagnosi.
Sono trascorsi alcuni giorni e Luca ed suoi i genitori sono convocati per ricevere la “presentazione del piano di trattamento “. Ci vuole circa un’ora di tempo per presentare il caso, per spiegare la diagnosi, per ipotizzare la durata della terapia e per individuare la terapia necessaria e per spiegare come sarà organizzata in fasi. La segretaria espone il preventivo di spesa e se il paziente accetta di entrare in cura a breve, stabiliscono gli accordi economici. I genitori di Luca escono dalla presentazione del piano di trattamento con in mano il Dossier ortodontico. E’ molto importante che Luca sia presente insieme ai suoi genitori quando presentiamo la diagnosi e la proposta di cura, dobbiamo procedere tutti uniti verso gli obiettivi di salute stabiliti per Luca, come una vera e propria squadra.
Luca e i suoi genitori hanno deciso di entrare in cura.

La prima cosa che facciamo è applicare un tipo di apparecchio che allarga il palato. Si applica ai molari e il suo scopo è triplice: guadagna spazio per i denti, migliora la respirazione nasale e aumenta il volume del palato per dare più spazio alla lingua. Obiettivo di questa fase è che Luca riesca a respirare con il naso e che riesca a stare a bocca chiusa. Gli insegniamo l’uso del neti lota perché Luca si abitui a tenere il naso libero. L’apparecchio per allargare il palato agisce rapidamente, e poco dopo si toglie per dare inizio all’educazione della lingua, che adesso ha lo spazio necessario.

La seconda fase di trattamento ortodontico comporta l’applicazione di un apparecchio fisso superiore e inferiore per dare la forma corretta alle arcate. Laddove è stato tolto il dente e il molare si è inclinato, andremo a creare lo spazio giusto affinché il dente che è pronto a erompere possa uscire. Inoltre dovremo coordinare le arcate. Applicheremo le forze necessarie affinché la crescita dei denti avvenga nella posizione corretta. Quando questi risultati saranno stati raggiunti, rimuoveremo tutto l’apparecchio fisso ed applicheremo un apparecchio mobile, di mantenimento in attesa che ì tutti i denti definitivi crescano.
Luca avrà ormai dodici anni di età e tutti i denti permanenti saranno usciti. Se alcuni non fossero nella posizione corretta, questo sarà il momento per la finalizzazione estetica del caso. Potrà essere utilizzato un qualsiasi tipo di apparecchio, fisso o mobile, vestibolare o linguale, anche gli allineatori trasparenti se ve ne fosse indicazione. Questa è l’eventuale eventuale terza fase di trattamento.

Alla fine di questo percorso inizia la quarta fase di trattamento. Si tratta di una fase che prende il nome di contenzione. Consiste nell’applicazione di una mascherina trasparente da portare durante la notte, finché la crescita non sarà terminata e gli equilibri neuromuscolari e quelli occlusali non si saranno assestati. La contenzione è necessaria perché i denti non sono “inchiodati” nelle mascelle, ma sono alloggiati in un equilibrio dinamico, che non è diverso da quello a cui è soggetta una barca all’ormeggio, che galleggia. Poiché tutta la vita è dinamica, anche noi siamo tutti soggetti ad un equilibrio dinamico e ad una dinamica continua sono soggetti anche i nostri denti, come lo è ogni parte del nostro corpo. Questo è il motivo per cui i denti possono spostarsi in ogni momento della vita a causa di un grande numero di motivi, a prescindere dal fatto che siano stati sottoposti a terapia ortodontica o meno.

Nel caso di Luca, si può dire che la terapia ortodontica è durata dai suoi cinque anni ai suoi tredici anni di età. Luca che ha collaborato nel corso di 4 fasi di trattamento:

– la fase ortopedica funzionale

– la fase di rieducazione mio-funzionale

– la fase ortodontica e di rifinitura

– la fase di contenzione.

Alcune fasi sono state attive, cioè hanno previsto una attiva collaborazione da parte di Luca e l’applicazione di apparecchi fissi, altre fasi sono state passive, cioè l’impegno di Luca si è ridotto a molto poco più che al mantenere il normale livello di igiene orale. Sempre seguito, durante questi anni, da visite periodiche di controllo. Adesso Luca può andare incontro alla sua vita, dotato di un apparato masticatorio efficiente, di un equilibrio muscolare corretto e di un sorriso gradevole dal punto di vista estetico. Se continuerà a pulirsi correttamente i denti, ad usare il filo interdentale, ad avere un’alimentazione equilibrata, non avrà bisogno dell’aiuto del dentista se non per i controlli di salute.

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