Perché i bambini russano?

Continua il nostro percorso alla scoperta dei disturbi legati al mondo del sonno. Queste problematiche, diversamente da quanto si possa pensare, colpiscono anche i bambini che si trovano così ad aver a che fare con russamento e digrignamento dei denti. A parlarcene è il Dottor Ugo d’Aloja, medico ortodontista specializzato in ortodonzia.

Dottore, qual è la causa del russamento nei bambini?
I bambini russano perché hanno un problema di respirazione: lungo le vie aeree si creano degli ostacoli che provocano delle turbolenze che portano a restrizioni. La conseguenza diretta è la vibrazione dei tessuti molli. Il russamento, in realtà, è un sintomo. Tra le cause può esservi anche il sovrappeso perché l’aumento di tessuto adiposo avviene anche nella lingua e nei tessuti che circondano le vie aeree. Perciò è facile che questo aumento di volume interferisca con i flussi respiratori.

Si può intervenire per risolvere questo problema?
Bisogna assolutamente intervenire. Il russamento è il segnale di un disturbo respiratorio del sonno. Questo vuol dire che quei bambini avranno un sonno disturbato. Non hanno un sonno sereno e riposante, un sonno che quindi li rimetta in forze. Se non si interviene, quel bambino avrà seri problemi.

Di che problemi parla?
I problemi di un disturbo respiratorio del sonno sono le apnee nel corso del sonno. L’ostacolo al transito del flusso aereo provoca delle desaturazioni, ovvero un abbassamento della percentuale di ossigeno nelle vie aeree. Questa dinamica porta diversi disagi. Il primo risultato è un sonno frazionato: mentre ci sono le desaturazioni, l’organismo reagisce provocando dei micro-risvegli che corrispondono alle apnee. L’effetto di un sonno non più lineare ma disturbato rende i bambini più irrequieti o più sonnolenti al risveglio, in base alla gravità. Il russamento comporta, tra l’altro, uno spreco di energie in cui il bambino suda e si muove di più. Inoltre si riduce la loro capacità di apprendimento – provocando problemi neurologici e cognitivi – e si possono verificare problemi nel livello del sistema cardiocircolatorio, perché ad ogni apnea ci sono degli sbalzi di pressione. Come se non bastasse, questo può interferire con i processi di crescita perché il russamento e i disturbi respiratori correlati incidono sullo stato ormonale del bambino. Questo fenomeno va preso con estrema serietà, anche se non se non c’è molta informazione a riguardo e solitamente si tende a sottovalutarlo.

Come si interviene?
L’intervento deve suddividersi in due fasi. Nella prima fase, detta diagnostica, il disturbo va riconosciuto durante una visita con un esperto di disturbi del sonno come un medico o un pediatra. Successivamente serve un approccio strumentale e a questo proposito è necessaria una polisonnografia, un esame molto semplice che si può fare anche a domicilio e grazie al quale si stabilisce l’entità del problema.
Una volta terminata la diagnosi, esistono i Gold Standards, cioè protocolli condivisi da tutta la comunità scientifica.
Tramite questi protocolli, si valuta se è il caso di effettuare una adenotonsillectomia, in quanto gli ostacoli possono essere anche un eccesso di tonsille o adenoidi. In altri casi il disturbo è dato da una malocclusione, quindi un problema di tipo ortodontico che porta le strutture ossee dei denti a non svilupparsi adeguatamente. In tal caso si effettua un’espansione del mascellare superiore creando le condizioni affinché la mandibola si riposizioni in avanti. Se la causa del russamento è una malocclusione, infatti, la lingua tende a cadere all’indietro soprattutto quando c’è un’arcata superiore stretta e la mandibola resta indietro. A questo punto, il peso della lingua verso la faringe ne riduce il lume.

Ne soffrono di più i bambini o le bambine?
Dai dati scientifici di cui sono in possesso non si evince una correlazione tra sesso e presenza del disturbo, cosa che invece è presente negli adulti. Nei maschi adulti c’è una maggiore prevalenza che non è altrettanto significativa nei bambini.

C’è una correlazione tra respirazione e digrignamento dei denti?
Certo. Qui però va fatta una piccola distinzione. Esiste un fenomeno, detto bruxismo, che è di due tipi: statico o dinamico. Nel primo si serrano i denti ma la mandibola non si muove. Nel bruxismo dinamico, il digrignamento è lo stridio di denti durante il sonno che provoca anche dei rumori. Entrambi sono disturbi del sonno spesso collegati alla respirazione, in particolare il digrignamento.

Perché?
Siccome la posizione arretrata della mandibola costringe la lingua a stare più schiacciata verso la laringe, sembra che il digrignamento non sia altro che il tentativo messo in atto dal sistema neurovegetativo per spostare la mandibola in avanti e di lato in modo da facilitare il passaggio del flusso aereo. È una teoria abbastanza suggestiva che trova riscontro in certi casi. Il digrignamento fino ai 6 anni può essere considerato para-fisiologico perché la formazione del sistema dei nervi non è ancora completata e quindi è facile che ci siano delle stimolazioni spontanee del sistema neuromuscolare che provocano questo tipo di movimenti che non hanno nessuna conseguenza preoccupante. Il sistema non è maturo e il bambino non ha ancora il completo controllo. Nel sonno, tra l’altro, la consapevolezza viene meno e si possono avere delle contrazioni tonico cloniche, ovvero gli scatti dei muscoli, quando il controllo viene meno. Un altro motivo di bruxismo, infatti, è l’accumulo di stress ed energia che si scarica quando ci rilassiamo.

Tra le soluzioni possibili c’è il bite dentale?
Secondo molti dentisti, per risolvere il bruxismo è necessario il bite, un apparecchio di plastica che viene tenuto tra i denti (da qui il termine bite, “morso” in inglese). Questo però non cura il bruxismo e nella maggior parte dei casi non serve a niente. Può servire in certe situazioni per evitare l’usura dei denti, cosa che nei bambini è assolutamente inutile perché parliamo di denti da latte che perderanno.

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