La rubrica dello studio d’Aloja – Quando è giusto intervenire sulle malocclusioni di tipo verticale

Le  malocclusioni di tipo verticale sono quelle che hanno a che fare con la distanza che esiste tra il naso e la punta del mento e la distanza che c’è, guardando un paziente frontalmente, tra il  margine degli incisivi.

Gli estremi tra queste due situazioni sono il morso aperto, cioè quando una persona sorride e si vede uno spazio tra le arcate dentarie, oppure la situazione opposta, quella in cui i denti superiori sormontano talmente quelli inferiori che questi ultimi non si vedono. Ebbene, queste tipologie di malocclusione, chiamate malocclusioni di tipo verticale, si suddividono in questi due categorie:

  • la prima è quella del morso aperto anteriore;
  • la seconda è quella del morso profondo.

Il morso aperto anteriore può avere anch’esso due tipi di origini. Una è molto semplice da identificare ed ha a che fare con la disfunzione della lingua. Si tratta in questo caso di bambini che a causa dell’uso prolungato del dito, del succhiamento del dito, del biberon o del ciuccio, mantengono la lingua in postura bassa che durante la deglutizione si inserisce tra le arcate, impedendo così agli incisivi di sormontare correttamente. Si tratta di un problema che ha un’origine funzionale. In questo caso è fondamentale intervenire molto precocemente sulle cause, quindi dito, succhiotto, ciuccio e biberon vanno al più presto eliminati nell’uso quotidiano del bambino. Esistono situazioni molto rare in cui abbiamo una problematica scheletrica e questa va affrontata in un momento successivo.

Viceversa, nel morso profondo abbiamo a che fare con una problematica che è geneticamente determinata. In questo caso l’intervento va affrontato in maniera più tardiva nel corso della crescita di un bambino. Compito dell’ortodontista è diagnosticare la problematica ed identificare il timing corretto per intervenire. Anche in queste situazioni è importante identificare la corretta finestra di opportunità terapeutica.

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