La lettera ai pazienti del dott. Ugo D’Aloja

“Come va?”.
Questa è la prima domanda che poniamo ai nostri pazienti e ai loro genitori quando la dottoressa Laura ed io li videochiamiamo in occasione dei controlli a distanza che facciamo da oltre un mese per verificare il loro stato di salute e l’andamento delle loro cure.

La risposta è sempre la stessa: “Stiamo tutti bene, siamo reclusi, e voi?”. Lo scambio è sempre molto cordiale e cortese; fa piacere a tutti rivedersi, anche se a distanza. La tecnologia aiuta a mantenere le relazioni, serve per farci sentire parte di una comunità fatta di relazioni che devono essere sempre alimentate per crescere e migliorare la qualità del servizio che stiamo cercando di fornire al meglio. La videochiamata serve anche a rimotivare i nostri pazienti, piccoli e grandi, serve a non mollare e a seguire le necessarie indicazioni cliniche durante il lockdown.

Ma c’è sempre un velo di comprensibile preoccupazione che emerge sottotraccia da queste videochiamate. Leggo negli sguardi dei miei pazienti e genitori gli effetti di sonni inquieti, noto il segno lasciato da momenti di sconforto alternati a momenti di ottimismo. È nella natura umana passare da alti e bassi, mai come ora è un fenomeno di massa.

Questo vale anche per me e per noi in studio, vale per tutti i collaboratori. L’inattività porta a deprimerci; si tratta di un lusso che non ci possiamo concedere, rimuginare non serve a nulla perché, nonostante tutto, un futuro ci sarà.

Reagire è un obbligo morale. Sarà diverso da prima, questo va ribadito con forza anche se a furia di ripeterlo è ormai diventato un luogo comune abusato; ma il messaggio che sto condividendo CON VOI che mi state leggendo è che il presente dobbiamo accettarlo per costruire un futuro migliore poi. Il lavoro di ricostruzione lo faremo con le nostre forze e con le nostre possibilità. Il cambiamento, quando è improvviso come in seguito ad una pandemia, segue una curva (quella descritta dalla psicologa Kuebler-Ross) che all’inizio ci precipita nella paura, nello shock, poi nel rifiuto, a cui, prima o poi, dovranno seguire l’elaborazione, come dopo un lutto e che alla fine ci porterà all’accettazione e all’esplorazione delle nuove possibilità.

LA VITA VA AVANTI.  SEMPRE.

“Che succederà poi?”
Questa è la domanda che si pongono tutti in attesa della fase 2. Per ora, oggi è il 17 aprile, lo studio resta chiuso, come richiesto dalle autorità sanitarie. Riceviamo solo per emergenze e per situazioni indifferibili. Dobbiamo evitare la circolazione delle persone, mantenere il distanziamento sociale, dobbiamo stare a casa. Facciamo questo perché il virus non si diffonda.  Qui da noi in Veneto le misure hanno dato dei risultati molto lusinghieri e si sta pensando alla riapertura in sicurezza graduale. Quando ci verrà consentito, riapriremo lo studio secondo le norme e le linee guida a cui sta lavorando il comitato scientifico incaricato dal ministro della salute. L’obbiettivo principale sarà quello di impedire la diffusione del contagio. Il primo passo consisterà in un rigoroso TRIAGE che sarà prima telefonico e che poi verrà sottoscritto in studio affinché ci sia un contenimento dei pazienti probabilmente positivi. Verrà controllata la temperatura di tutti. Chiunque abbia sintomi riconducibili alla malattia (febbre, sintomi respiratori, malessere, etc) non potrà accedere alla struttura prima di una quarantena domiciliare durante la quale dovrà contattare il proprio medico di base. In studio abbiamo predisposto tutti gli specifici DPI (dispositivi di protezione individuale) per operatori e pazienti, abbiamo aggiunto barriere in plexiglass parafiato e stiamo affinando le procedure di accoglienza e trattamento dei nostri pazienti prima, durante e dopo la seduta terapeutica. Parliamo di sanificazione e di disinfezione.

Il cambiamento è ineluttabile, ma soprattutto quando è così repentino è scioccante. A partire dal primo lockdown, tutto si è improvvisamente fermato nel nostro paese. Ogni attività economica, salvo quelle essenziali, è stata arrestata per arginare la pandemia mentre le strutture sanitarie sono andate al collasso in molte parti del paese. Troppi pazienti Covid. L’emergenza sanitaria ha costretto il governo ad emettere norme urgenti di sostegno all’economia come quelle che consentono di ritardare il pagamento di imposte e contributi, di mutui e finanziamenti a cui molti cittadini non erano più in grado di far fronte. Nessuno ci capiva più nulla in quei giorni. Mi sono immaginato che l’8 settembre del 1943 fosse accaduto una cosa del genere. Mio padre allora aveva 12 anni e si ricorda bene di quei giorni; la gente si chiedeva a chi si dovesse fedeltà? Al Re? Al Duce? Alla nuova repubblica sociale? Al regno d’Italia? Cosa fare? Dalla guerra e dalle distruzioni di allora è stato ricostruito un paese che ha goduto di 75 anni di pace.

È passato più di un mese dal completo “restate a casa” ed è arrivato il momento di progettare il futuro. Il nostro studio (inizialmente anche da noi si è bloccato tutto) ha deciso di pagare le fatture  dei fornitori di servizi e merci allo scopo di limitare la sofferenza economica di tante persone. “Chi può paghi!” è un appello sociale a cui abbiamo aderito. La nostra capacità di sostenere lo “stress test” economico è limitata, come lo è quella di tutto il paese. Ma perché tenere in cassa danaro per servizi già resi? Faremo ricorso a tutte le iniziative economiche rese disponibili, attingeremo ai finanziamenti che le banche dovrebbero erogare a sostegno delle attività economiche, fare ricorso al risparmio personale, pur di mantenere in piena funzione lo studio ed il servizio ai nostri pazienti.

Abbiamo deciso di vivere questa pandemia come una opportunità e non come una disgrazia. Una volta che l’emergenza sanitaria sarà rientrata e che saremo in grado di far fronte alle infezioni di ritorno, tutti i nostri sforzi dovranno essere indirizzati verso la ripresa economica. Il 2020 è previsto un calo del PIL del 10%, sarà dura, ma poi ci sarà la ripresa. Saremo cambiati? Di sicuro lo saranno i nostri comportamenti che sono la cosa che conta di più. Il prezzo da pagare sarà pesante, è innegabile, ma servirà a dare un valore maggiore a tutto ciò che faremo perché agiremo con maggiore consapevolezza e con una visione del futuro più chiara. I valori su cui si fonda la nostra missione, eticità, professionalità, empatia, riconoscimento del merito, sono valori eterni che nessun virus o emergenza potrà sconfiggere.

Augurando a tutti il meglio
Vi mando un caro saluto.

Dottor Ugo d’Aloja

Leave a reply